TULLIO
Exordio è un detto el quale acquista convenevolemente l'animo dell'uditore all'altre parole che sono a dire; la qual cosa averrà se farà l'uditore benivolo, intento e docile. Per la qual cosa chi vorràbene exordire la sua causa, ad lui conviene diligentemente procedere e conoscere davanti la qualitade della causa.
SPONITORE
Poi che Tullio avea contate le parti della diceria, sì vuole in questa parte trattare di ciascuna per sé divisatamente, e prima dello exordio, del quale tratta in questo modo: Primieramente dice che è exordio, mostrando che tre cose dovemo noi fare nell'exordio, cioè fare che ll'uditore davanti cui noi dicemo sia inver noi benivolente et intento e docile a cciò che noi volemo dire. Et perciò ne conviene connoscere la qualitade del convenente sopra 'l quale noi dovemo dire o dittare. Nel secondo luogo divide l'exordio in due parti, cioè principio et «insinuatio», e mostrane in qual convenentre noi dovemo usare principio et in quale «insinuatio». Nel terzo luogo ne fa intendere donde noi potemo trarre le ragioni per acquistare benivoglienza et intenzione e docilitade, e come noi dovemo queste tre usare in quello exordio ch'è appellato principio e come in quello ch'è appellato «insinuatio». Nel quarto luogo pone le virtù e' vizi dell'exordio. Et perciò dice che exordio è uno adornamento di parole le quali il parlieri e 'l dittatore propone davanti nel cominciamento del suo dire in maniera di prolago, per lo quale si sforza di dire e di fare sì che l'uditore sia benivolo verso lui, cioè che lli piaccia esso e 'l suo parlamento, e procacciasi di dire e di fare sì che l'uditore sia intento a llui et al suo detto; similemente si studia di dire e di fare sì che ll'uditore sia docile, cioè che prenda et intenda la forza delle parole. Et perciò dico che immantenente che ll'uditore è docile sicché voglia intendere e connoscere la natura del fatto e la forza delle parole, sì è elli intento; ma perché l'uditore sia intento a udire, puote bene essere che non sia docile ad intendere. Et di ciascuno di questi tre dirà il conto quando verrà il suo luogo. Ma perciò che 'l parliere che non conosce dinanzi di che maniera e di chente ingenerazione sia la sua causa non puote bene advenire alle tre cose che sono dette inn adietro, cioè che ll'uditore sia benivolo, intento e docile, sì dicerà Tullio quante e quali sono le generazioni delle cause, in questo modo: