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Giamboni, Bono
Il libro de' Vizî e delle virtudi

Capitolo XVI. Del rapresentamento cke fece la Filosofia del fattore dell'opera a la Fede.

Cenato ogni gente, e rassettate a sedere, disse la Fede a la Filosofia: - Grande vicenda' ti mena in questa contrada, quando ci vieni cosí palesemente. So bene che ci vieni e vai a tua posta, ma piú di celato, perché, se cosí non fosse, in malo stato saremmo, secondo che sono le contrade ove non regne e governe. Onde dimmi se posso fare alcuna cosa che ti sia a piacere.

Ed ella disse: - Tu sai, cara figliuola, ch'a me conviene avere rangola dell'umana generazione, e spezialmente di coloro che vogliono intendere al servigio di Dio; e solamente son mandata da Dio onnipotente di cielo in terra per questa cagione. Onde qui ha un valletto che da teneretto è nutricato in mia magione, e hae sempre volentieri studiato, e sa oggimai convenevolmente, ed èlli venuto in talento di conquistare il regno di Cielo; e sappiendo che non si può conquistare se non per mano delle Virtudi, sí viene a te e a l'altre per farsi vostro fedele e giurar le vostre comandamenta, acciò che possa esser acompagnato da voi, e lo regno di Cielo li atiate conquistare; e fassi da te, perché sa che se' fondamento e capo dell'altre. Onde ti prego che, come porta l'officio tuo, il debbi servire.

Ed ella disse: - Tu sai che mia usanza è d'isaminare l'uomo anzi che per fedele sia ricevuto o che d'atare li si faccia promessione; ma di costui si faccia tutta la tua volontade, perché so che non può esser altro che sufficiente, da ch'è rapresentato per te -. Ed ella disse: - A me piace che ne osservi tua usanza, perché non vo' che si spenga neuna buona usanza per me -. Allora mi chiamò la Filosofia, e fecemi inginocchiare dinanzi alla Fede; e rappresentommi e disse: - Ecco l'uomo: esaminatelo sicuramente, ché 'l troverete ben perfetto, e degno di vostra compagnia.