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Alighieri, Dante
Vita Nova

23

In quello giorno nel quale si compiea l'anno che questa donna era facta delli cittadini di vita eterna, io mi sedea in parte nella quale, ricordandomi di lei, disegnava uno angelo sopra certe tavolette. E mentre io lo disegnava, volsi gli occhi e vidi lungo me uomini alli quali si convenia di fare onore, e riguardavano quello che io facea. E secondo che mi fu detto poi, elli erano stati già alquanto anzi che io me ne accorgesse. Quando li vidi, mi levai, e salutando loro dissi: «Altri era testé meco, perciò pensava». Onde, partiti costoro, ritornaimi alla mia opera, cioè del disegnare figure d'angeli; e faccendo ciò, mi venne uno pensiero di dire parole quasi per annovale, e scrivere a costoro li quali erano venuti a me. E dissi allora questo sonnet, lo quale comincia Era venuta; lo quale à due cominciamenti, e però lo dividerò secondo l'uno e secondo l'altro. Dico che, secondo lo primo, questo sonnet à tre parti. Nella prima dico che questa donna era già nella mia memoria; nella seconda dico quello che Amore però mi facea; nella terza dico degli effecti d'Amore. La seconda comincia quivi Amor, che; la terza quivi Piangendo uscivan fori. Questa parte si divide in due. Nell'una dico che tutti li miei sospiri uscivano parlando; nella seconda dico che alquanti diceano certe parole diverse dagli altri. La seconda comincia quivi Ma quelli. Per questo medesimo modo si divide secondo l'altro cominciamento, salvo che nella prima parte dico quando questa donna era così venuta nella mia memoria, e ciò non dico nell'altro primo cominciamento.

Era venuta nella mente mia
la gentil donna, che per suo valore
fu posta dall'Altissimo Signore
nel ciel dell'umiltate, ove è Maria.

Secondo cominciamento.

Era venuta nella mente mia
quella donna gentil cui piange Amore,
entro 'n quel puncto che lo suo valore
vi trasse a riguardar quel ch'io facea.
Amor, che nella mente la sentia,
s'era svegliato nel destructo core,
e dicea a' sospiri: «Andate fore!»,
per che ciascun dolente si partia.
Piangendo uscivan for dello mio pecto
con una voce che sovente mena
le lagrime dogliose agli occhi tristi.
Ma quelli che n'uscian con maggior pena
venian dicendo: «O nobile intellecto,
oggi fa l'anno che nel ciel salisti».