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Alighieri, Dante
Vita Nova

20

Poi che li miei occhi ebbero per alquanto tempo lagrimato, e tanto affaticati erano che non poteano disfogare la mia tristitia, pensai di voler disfogarla con alquante parole dolorose. E però propuosi di fare una canzone, nella quale piangendo ragionassi di lei, per cui tanto dolore era facto distruggitore dell'anima mia; e cominciai allora Gli occhi dolenti. E acciò che questa canzone paia rimanere più vedova dopo lo suo fine, la dividerò prima ch'io la scriva; e cotale modo terrò da qui innanzi. Io dico che questa cattivella canzone à tre parti. La prima è proemio; nella seconda ragiono di lei; nella terza parlo alla canzone pietosamente. La seconda parte comincia quivi Ita n'è Beatrice; la terza quivi Pietosa mia canzone. La prima parte si divide in tre. Nella prima dico perché mi muovo a dire; nella seconda dico a cui voglio dire; nella terza dico di cui voglio dire. La seconda comincia quivi E perché me ricorda; la terza quivi E dicerò. Poscia quando dico Ita n'è Beatrice, ragiono di lei, e intorno a·cciò fo due parti: prima dico la cagione per che tolta ne fue; apresso dico come altri si piange della sua partita, e comincia questa parte quivi Partissi della sua. Questa parte si divide in tre. Nella prima dico chi no·lla piange; nella seconda dico chi la piange; nella terza dico della mia conditione. La seconda comincia quivi ma ven tristitia e voglia; la terza quivi Dannomi angoscia. Poscia quando dico Pietosa mia canzone, parlo a questa canzone, designandole a quali donne se ne vada, e steasi con loro.

Gli occhi dolenti per pietà del core
ànno di lagrimar sofferta pena,
sì che per vinti son rimasi omai.
Ora, s'i' voglio sfogar lo dolore,
che a poco a poco alla morte mi mena,
convenemi parlar traendo guai.
E perché mi ricorda ch'io parlai
della mia donna, mentre che vivea,
donne gentili, volontier con voi,
non voi' parlare altrui,
se non a cor gentil che in donna sia.
E dicerò di lei piangendo, poi
che se n'è gita in ciel subitamente,
e à lasciato Amor meco dolente.
Ita n'è Beatrice in alto cielo,
nel reame ove gli angeli ànno pace,
e sta co·lloro, e voi, donne, à lasciate.
No la ci tolse qualità di gelo
né di calore, come l'altre face,
ma solo fue sua gran benignitate;
ché luce della sua umilitate
passò li cieli con tanta virtute,
che fé maravigliar l'eterno Sire,
sì che dolce disire
lo giunse di chiamar tanta salute;
e fella di qua giuso a·ssé venire,
perché vedea ch'esta vita noiosa
non era degna di sì gentil cosa.
Partissi della sua bella persona
piena di gratia l'anima gentile,
ed è sì glorïosa in loco degno!
Chi no la piange, quando ne ragiona,
core à di pietra sì malvagio e vile,
ch'entrar no i puote spirito benigno.
Non è di cor villan sì alto ingegno,
che possa ymaginar di lei alquanto,
e però no li ven di pianger doglia;
ma ven tristitia e voglia
di sospirare e di morir di pianto,
e d'ogne consolar l'anima spoglia
chi vede nel pensero alcuna volta
quale ella fu, e com'ella n'è tolta.
Dànnomi angoscia li sospiri forte,
quando 'l pensero nella mente grave
mi reca quella che m'à 'l cor diviso;
e spesse fiate pensando alla morte
venemene un disio tanto soave,
che mi tramuta lo color nel viso.
E quando 'l 'maginar mi ven ben fiso,
giungemi tanta pena d'ogni parte,
ch'io mi riscuoto per dolor ch'io sento;
e sì facto divento,
che dalle genti vergogna mi parte.
Poscia, piangendo, sol nel mio lamento
chiamo Beatrice e dico: «Or se' tu morta?».
E mentre ch'io la chiamo, mi conforta.
Pianger di doglia e sospirar d'angoscia
mi strugge 'l core ovunque sol mi trovo,
sì ché.nne 'ncrescerebbe a chi m'audisse;
e quale è stata la mia vita, poscia
che la mia donna andò nel secol novo,
lingua no è che dicer lo sapesse.
E però, donne mie, pur ch'io volesse,
non vi saprei io dir ben quel ch'io sono,
sì mi fa travagliar l'acerba vita;
la quale è sì 'nvilita,
che ogn'om par che mi dica: «Io t'abandono»,
veggendo la mia labbia tramortita.
Ma qual ch'io sia, la mia donna il si vede,
e io ne spero ancor da·llei merzede.
Pietosa mia canzone, or va piangendo,
e ritruova le donne e le donzelle
a cui le tue sorelle
erano usate di portar letitia;
e tu, che se' figliuola di Tristitia,
vatten disconsolata a star con elle.