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Alighieri, Dante
Convivio

XXX

Come di sopra nel terzo capitolo di questo trattato si dimostra, questa canzone ha tre parti principali. Per che, ragionate le due (delle quali la prima cominciò nel capitolo predetto, e la seconda nel sestodecimo; sì che la prima per tredici e la seconda per quattordici capitoli è determinata, sanza lo proemio del trattato della canzone, che in due capitoli si comprese), in questo trentesimo e ultimo capitolo, della terza parte principale brievemente è da ragionare, la quale per tornata di questa canzone fatta fu ad alcuno adornamento, e comincia: Contra–li–erranti mia, tu te n'andrai. E qui primamente si vuole sapere che ciascuno buono fabricatore, nel fine del suo lavoro, quello nobilitare e abellire dee in quanto puote, acciò che più celebre e più prezioso da lui si parta. E questo intendo, non come buono fabricatore ma come seguitatore di quello, fare in questa parte. Dico adunque: Contra–li–erranti mia. Questo Contra–li–erranti è tutto una parola, ed è nome d'esta canzone, tolto per essemplo dal buono frate Tommaso d'Aquino, che a un suo libro, che fece a confusione di tutti quelli che disviano da nostra Fede, puose nome Contra li Gentili. Dico adunque: tu andrai, quasi dica: Tu se' omai perfetta, e tempo è di non stare ferma ma di gire, ché la tua impresa è grande; e quando tu sarai in parte dove sia la donna nostra, dille lo tuo mestiere. Ove è da notare che, sì come dice nostro Signore, non si deono le margarite gittare inanzi a' porci, però che a loro non è prode, e alle margarite è danno; e come dice Esopo poeta nella prima Favola, più è prode al gallo uno grano che una margarita, e però quella lascia e quello coglie. E in ciò considerando, a cautela di ciò comando alla canzone che suo mestiere discuopra là dove questa donna, cioè la Filosofia, si troverà. Allora si troverà questa donna nobilissima quando si troverà la sua camera, cioè l'anima in cui essa alberga. Ed essa Filosofia non solamente alberga alberga non pur nelli sapienti, ma eziandio, come provato è di sopra in altro trattato, essa è dovunque alberga l'amore di quella. E a questi cotali dico che manifesti lo suo mestiere, perché a loro sarà utile la sua sentenza, e da loro ricolta. E dico ad essa: Dì a questa donna, «Io vo parlando dell'amica vostra». Bene è sua amica Nobilitate; ché tanto l'una coll'altra s'ama, che Nobilitate sempre la dimanda, e Filosofia non volge lo sguardo suo dolcissimo all'altra parte. Oh quanto e come bello adornamento è questo che nell'ultimo di questa canzone si dà ad essa, chiamandola amica di quella la cui propia ragione è nel secretissimo della divina mente!