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Alighieri, Dante
Convivio

VII

Provato che lo comento latino non sarebbe stato servo conoscente, dirò come non sarebbe stato obediente. Obediente è quelli che ha la buona disposizione che si chiama obedienza. La vera obedienza conviene avere tre cose sanza le quali essere non può: vuole essere dolce, e non amara; e comandata interamente, e non spontanea; e con misura, e non dismisurata. Le quali tre cose era impossibile ad avere lo latino comento, e però era impossibile ad essere obediente. Che allo latino fosse stato impossibile, come detto è, si manifesta per cotale ragione. Ciascuna cosa che da perverso ordine procede è laboriosa, e per consequente è amara, e non dolce, sì come dormire lo die e vegghiare la notte, e andare indietro e non inanzi. Comandare lo subietto allo sovrano procede da ordine perverso – ché ordine diritto è lo sovrano allo subietto comandare –, e così è amaro, e non dolce. E però che all'amaro comandamento è impossibile dolcemente obedire, impossibile è, quando lo subietto comanda, l'obedienza del sovrano essere dolce. Dunque, se lo latino è sovrano del volgare, come di sopra per più ragioni è mostrato, e le canzoni, che sono in persona di comandatore, sono volgari, impossibile è sua obedienza essere dolce. Ancora: allora è l'obedienza interamente comandata e da nulla parte spontanea, quando quello che fa chi fa obediendo non averebbe fatto sanza comandamento, per suo volere, né tutto né in parte. E però, se a me fosse comandato di portare due guarnacche in dosso, e sanza comandamento io mi portasse l'una, dico che la mia obedienza non è interamente comandata ma in parte spontanea. E cotale sarebbe stata quella del comento latino; e per consequente non sarebbe stata obedienza comandata interamente. Che fosse stata cotale, appare per questo: che lo latino sanza lo comandamento di questo signore averebbe esposite molte parti della sua sentenza – ed espone, chi cerca bene le scritture latinamente scritte –: che non lo fa lo volgare in parte alcuna. Ancora: è l'obedienza con misura, e non dismisurata, quando al termine del comandamento va, e non più oltre: sì come la natura particulare è obediente alla universale, quando fa trentadue denti all'uomo, e non più né meno; e quando fa cinque dita nella mano, e non più né meno; e l'uomo è obediente alla giustizia quando fa quello, e non più né meno, che la giustizia comanda, al peccatore. Né questo averebbe fatto lo latino, ma peccato averebbe non pur nel difetto e non pur nel soperchio, ma in ciascuno; e così non sarebbe la sua obedienza stata misurata, ma dismisurata, e per consequente non sarebbe stato obediente. Che non fosse stato lo latino empitore del comandamento del suo signore, e che ne fosse stato soverchiatore, leggiermente si può mostrare. Questo signore, cioè queste canzoni, alle quali questo comento è per servo ordinato, comandano e vogliono essere disposte a tutti coloro alli quali puote venire sì lo loro intelletto, che quando parlano elle sieno intese; e nessuno dubita che s'elle comandassero a voce, che questo non fosse lo loro comandamento. E lo latino non l'averebbe esposte se non a' litterati, ché li altri non l'averebbero intese. Onde, con ciò sia cosa che molti più siano quelli che desiderano intendere quelle non litterati che litterati, séguitasi che non averebbe pieno lo suo comandamento come 'l volgare, che dalli litterati e non litterati è inteso. Anche: lo latino l'averebbe esposte a gente d'altra lingua, sì come a Tedeschi e Inghilesi e altri, e qui averebbe passato lo loro comandamento; ché contra loro volere, largo parlando dico, sarebbe essere esposta la loro sentenza colà dov'elle non la potessero colla loro bellezza portare. E però sappia ciascuno che nulla cosa per legame musaico armonizzata si può della sua loquela in altra transmutare sanza rompere tutta sua dolcezza ed armonia. E questa è la cagione per che Omero non si mutò di greco in latino, come l'altre scritture che avemo da loro. E questa è la cagione per che i versi del Salterio sono sanza dolcezza di musica e d'armonia: ché essi furono transmutati d'ebreo in greco e di greco in latino, e nella prima transmutazione tutta quella dolcezza venne meno. E così è conchiuso ciò che si promise nel principio del capitolo dinanzi a questo immediate.