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Alighieri, Dante
Convivio

VI

Mostrato come lo presente comento non sarebbe stato subietto alle canzoni volgari se fosse stato latino, resta a mostrare come non sarebbe stato conoscente né obediente a quelle; e poi sarà conchiuso come per cessare disconvenevoli disordinazioni fu mestiere volgarmente parlare. Dico che 'l latino non sarebbe stato servo conoscente al signore volgare per cotal ragione. La conoscenza del servo si richiede massimamente a due cose perfettamente conoscere. L'una si è la natura del signore: onde sono signori di sì asinina natura che comandano lo contrario di quello che vogliono, e altri che sanza dire vogliono essere intesi, e altri che non vogliono che 'l servo si muova a fare quello ch'è mestiere, se nol comandano. E perché queste variazioni sono nelli uomini non intendo al presente mostrare, ché troppo multiplicherebbe la digressione; se non in tanto, che dico in genere che questi cotali sono quasi bestie, alli quali la ragione fa poco prode. Onde, se 'l servo non conosce la natura del suo signore, manifesto è che perfettamente servire nol può. L'altra cosa è che si conviene conoscere al servo li amici del suo signore, ché altrimenti non li potrebbe onorare né servire, e così non servirebbe perfettamente lo suo signore; con ciò sia cosa che li amici siano quasi parti d'un tutto, però che 'l tutto loro è uno volere e uno non volere. Né lo comento latino avrebbe avuta la conoscenza di queste cose, che l'ha il volgare medesimo. Che lo latino non sia conoscente del volgare e de' suoi amici, così si pruova. Quelli che conosce alcuna cosa in genere, non conosce quella perfettamente: sì come, se conosce da lungi uno animale, non conosce quello perfettamente, perché non sa se s'è cane o lupo o becco. Lo latino conosce lo volgare in genere, ma non distinto: ché se esso lo conoscesse distinto, tutti volgari conoscerebbe, perché non è ragione che l'uno più che l'altro conoscesse; e così in qualunque uomo fosse tutto l'abito del latino, sarebbe l'abito di conoscenza distinta dello volgare. Ma questo non è: ché uno abituato di latino non distingue, s'elli è d'Italia, lo volgare inghilese dallo tedesco; né lo tedesco, lo volgare italico dal provinciale. Onde è manifesto che lo latino non è conoscente dello volgare. Ancora: non è conoscente de' suoi amici, però che è impossibile conoscere li amici non conoscendo lo principale; onde, se non conosce lo latino lo volgare, come provato è di sopra, impossibile è a lui conoscere li suoi amici. Ancora: sanza conversazione o familiaritade è impossibile a conoscere li uomini: e lo latino non ha conversazione con tanti in alcuna lingua con quanti ha lo volgare di quella, al quale tutti sono amici; e per consequente non può conoscere li amici del volgare. E non è contradizione ciò che dire si potrebbe, che lo latino pur conversa con alquanti amici dello volgare; ché però non è familiare di tutti, e così non è conoscente delli amici perfettamente: però che si richiede perfetta conoscenza, e non defettiva.