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Alighieri, Dante
Convivio

II

Faccendomi dunque dalla prima parte, che per proemio di questa canzone fu ordinata, dico che dividere in tre parti si conviene. Ché prima si tocca la ineffabile condizione di questo tema; secondamente si narra la mia insufficienza a questo perfettamente trattare: e comincia questa seconda parte: E certo e' mi convien lasciare in pria; ultimamente mi scuso da insufficienza, nella quale non si dee porre a me colpa: e questo comincio quando dico: Dunque, se le mie rime avran difetto. Dice adunque: Amor che nella mente mi ragiona: dove principalmente è da vedere chi è questo ragionatore, e che è questo loco nel quale dico esso ragionare. Amore, veramente pigliando e sottilmente considerando, non è altro che unimento spirituale dell'anima e della cosa amata: nel quale unimento di propia sua natura l'anima corre tosto e tardi secondo che è libera o impedita. E la ragione di questa naturalitade può essere questa. Ciascuna forma sustanziale procede dalla sua prima cagione, la quale è Iddio, sì come nel libro Di Cagioni è scritto, e non riceve diversitade per quella, che è simplicissima, ma per le secondarie cagioni e per la materia in che discende. Onde nel medesimo libro si scrive, trattando della infusione della bontà divina: «E fannosi diverse le bontadi e i doni per lo concorrimento della cosa che riceve». Onde, con ciò sia cosa che ciascuno effetto ritegna della natura della sua cagione – sì come dice Alpetragio quando afferma che quello che è causato da corpo circulare n'ha in alcuno modo circulare essere –, ciascuna forma ha essere della divina natura in alcuno modo: non che la divina natura sia divisa e comunicata in quelle, ma da quelle è participata, per lo modo quasi che la natura del sole è participata nell'altre stelle. E quanto la forma è più nobile, tanto più di questa natura tiene: onde l'anima umana, che è forma nobilissima di queste che sotto lo cielo sono generate, più riceve della natura divina che alcun'altra. E però che naturalissimo è in Dio volere essere – però che, sì come nello allegato libro si legge, «prima cosa è l'essere, e anzi a quello nulla è» –, l'anima umana essere vuole naturalmente con tutto desiderio; e però che 'l suo essere dipende da Dio e per quello si conserva, naturalmente disia e vuole a Dio essere unita per lo suo essere fortificare. E però che nelle bontadi della natura e della ragione si mostra la divina, vène che naturalmente l'anima umana con quelle per via spirituale sé unisce, tanto più tosto e più forte quanto quelle più appaiono perfette: lo quale apparimento è fatto secondo che la conoscenza dell'anima è chiara o impedita. E questo unire è quello che noi dicemo amore, per lo quale si può conoscere quale è dentro l'anima, veggendo di fuori quelli che ama. Questo amore, cioè l'unimento della mia anima con questa gentil donna, nella quale della divina luce assai mi si mostrava, è quello ragionatore del quale io dico; poi che da lui continui pensieri nasceano, miranti ed essaminanti lo valore di questa donna che spiritualmente fatta era colla mia anima una cosa. Lo loco nel quale dico esso ragionare si è la mente; ma per dire che sia la mente, non si prende di ciò più intendimento che di prima, e però è da vedere che questa mente propiamente significa. Dico adunque che lo Filosofo nel secondo dell'Anima, partendo le potenze di quella, dice che l'anima principalmente hae tre potenze, cioè vivere, sentire e ragionare; e dice anche muovere; ma questa si può col sentire fare una, però che ogni anima che sente, o con tutti i sensi o con alcuno solo, si muove: sì che muovere è una potenza congiunta col sentire. E secondo che esso dice, è manifestissimo che queste potenze sono intra sé per modo che l'una è fondamento dell'altra; e quella che è fondamento puote per sé essere partita, ma l'altra, che si fonda sopra essa, non può da quella essere partita. Onde la potenza vegetativa, per la quale si vive, è fondamento sopra 'l quale si sente, cioè vede, ode, gusta, odora e tocca; e questa vegetativa potenza per sé puote essere anima, sì come vedemo nelle piante tutte. La sensitiva sanza quella essere non puote, e non si truova in alcuna cosa che non viva; e questa sensitiva potenza è fondamento della intellettiva, cioè della ragione: e però nelle cose animate mortali la ragionativa potenza sanza la sensitiva non si truova, ma la sensitiva si truova sanza questa, sì come nelle bestie, nelli uccelli, ne' pesci e in ogni animale bruto vedemo. E quella anima che tutte queste potenze comprende, ed è perfettissima di tutte l'altre, è l'anima umana, la quale colla nobilitade della potenza ultima, cioè ragione, participa della divina natura a guisa di sempiterna Intelligenza: però che l'anima è tanto in quella sovrana potenza nobilitata e dinudata da materia, che la divina luce, come in angelo, raggia in quella: e però è l'uomo divino animale dalli filosofi chiamato. In questa nobilissima parte dell'anima sono più vertudi, sì come dice lo Filosofo massimamente nel sesto de l'Etica; dove dice che in essa è una vertù che si chiama scientifica, e una che si chiama ragionativa o vero consigliativa; e con queste sono certe vertudi – sì come in quello medesimo luogo Aristotile dice – sì come la vertù inventiva e la giudicativa. E tutte queste nobilissime vertudi, e l'altre che sono in quella eccellentissima potenzia, sì chiama insieme con questo vocabulo, del quale si volea sapere che fosse, cioè mente. Per che è manifesto che per mente s'intende questa ultima e nobilissima parte dell'anima. E che ciò fosse lo 'ntendimento, si vede: ché solamente dell'uomo e delle divine sustanze questa mente si predica, sì come per Boezio si puote apertamente vedere, che prima la predica delli uomini, ove dice alla Filosofia: «Tu e Dio, che nella mente te delli uomini mise»; poi la predica di Dio, quando dice a Dio: «Tutte le cose produci dallo superno essemplo, tu, bellissimo, bello mondo nella mente portante». Né mai d'animale bruto predicata fue, anzi di molti uomini, che della parte perfettissima paiono defettivi, non pare potersi né doversi predicare; e però quelli cotali sono chiamati nella gramatica amenti e dementi, cioè sanza mente. Onde si puote omai vedere che è mente: che è quella fine e preziosissima parte dell'anima che è deitate. E questo è il luogo dove dico che Amore mi ragiona della mia donna.