Tasti di scelta rapida del sito: Menu principale | Corpo della pagina | Vai alla colonna di sinistra

Colonna con sottomenu di navigazione


immagine Dante

Contenuto della pagina


-
Menu di navigazione

Alighieri, Dante
Convivio

XIII

Detto come nella propia loquela sono quelle due cose per le quali io sono fatto a lei amico, cioè prossimitade a me e bontà propia, dirò come per beneficio e per concordia di studio e per benivolenza di lunga consuetudine l'amistà è confirmata e fatta grande. Dico prima, ch'io per me ho da lei ricevuto dono di grandissimi benefici3. E però è da sapere che intra tutti benefici3 è maggiore quello che più è prezioso a chi riceve; e nulla cosa è tanto preziosa quanto quella per la quale tutte l'altre si vogliono; e tutte l'altre cose si vogliono per la perfezione di colui che vuole. Onde, con ciò sia cosa che due perfezioni abbia l'uomo, una prima e una seconda – la prima lo fa essere, la seconda lo fa essere buono –, se la propia loquela m'è stata cagione e dell'una e dell'altra, grandissimo beneficio da lei ho ricevuto. E ch'ella sia stata a me d'essere cagione, e ancora di buono essere se per me non stesse, brievemente si può mostrare. Non è secondo a una cosa essere più cagioni efficienti, avegna che una sia massima dell'altre: onde lo fuoco e lo martello sono cagioni efficienti dello coltello, avegna che massimamente è il fabro. Questo mio volgare fu congiungitore delli miei generanti, che con esso parlavano, sì come 'l fuoco è disponitore del ferro al fabro che fa lo coltello: per che manifesto è lui essere concorso alla mia generazione, e così essere alcuna cagione del mio essere. Ancora: questo mio volgare fu introduttore di me nella via di scienza, che è ultima perfezione nostra, in quanto con esso io entrai nello latino e con esso mi fu mostrato: lo quale latino poi mi fu via a più inanzi andare. E così è palese, e per me conosciuto, esso essere stato a me grandissimo benefattore. Anche, è stato meco d'uno medesimo studio, e ciò posso così mostrare. Ciascuna cosa studia naturalmente alla sua conservazione: onde, se lo volgare per sé studiare potesse, studierebbe a quella; e quella sarebbe aconciare sé a più stabilitate, e più stabilitate non potrebbe avere che in legar sé con numero e con rime. E questo medesimo studio è stato mio, sì come tanto è palese che non dimanda testimonianza. Per che uno medesimo studio è stato lo suo e 'l mio: per che di questa concordia l'amistà è confermata e acresciuta. Anche c'è stata la benivolenza della consuetudine, ché dal principio della mia vita ho avuta con esso benivolenza e conversazione, e usato quello diliberando, interpetrando e questionando. Per che, se l'amistà s'acresce per la consuetudine, sì come sensibilemente appare, manifesto è che essa in me massimamente è cresciuta, che sono con esso volgare tutto mio tempo usato. E così si vede essere a questa amistà concorse tutte le cagioni generative e acrescitive dell'amistade: per che si conchiude che non solamente amore, ma perfettissimo amore sia quello ch'io a lui debbo avere ed hoe. Così, rivolgendo li occhi a dietro e raccogliendo le ragioni prenotate, puotesi vedere questo pane, col quale si deono mangiare le infrascritte canzoni, essere sufficientemente purgato dalle macule e dall'essere di biado; per che tempo è d'intendere a ministrare le vivande. Questo sarà quello pane orzato del quale si satolleranno migliaia, e a me ne soverchieranno le sporte piene. Questo sarà luce nuova, sole nuovo, lo quale surgerà là dove l'usato tramonterà, e darà lume a coloro che sono in tenebre ed in oscuritade, per lo usato sole che a loro non luce.