Tasti di scelta rapida del sito: Menu principale | Corpo della pagina | Vai alla colonna di sinistra

Colonna con sottomenu di navigazione


immagine Dante

Contenuto della pagina


-
Menu di navigazione

Alighieri, Dante
Convivio

X

Grande vuole essere la scusa, quando a così nobile convivio per le sue vivande, a così onorevole per li suoi convitati, s'appone pane di biado e non di frumento; e vuole essere evidente ragione che partire faccia l'uomo da quello che per li altri è stato servato lungamente, sì come di comentare con latino. E però vuole essere manifesta la ragione, che delle nuove cose lo fine non è certo, acciò che la esperienza non è mai avuta, onde le cose usate e servate sono e nel processo e nel fine commisurate. Però si mosse la Ragione a comandare che l'uomo avesse diligente riguardo ad entrare nel nuovo cammino, dicendo che «nello statuire le nuove cose evidente ragione dee essere quella che partire ne faccia da quella che lungamente è usata». Non si maravigli dunque alcuno se lunga è la digressione della mia scusa, ma, sì come necessaria, la sua lunghezza paziente sostenga. La quale proseguendo, dico che – poi che è manifesto come per cessare disconvenevole disordinazione e come per prontezza di liberalitade io mi mossi al volgare comento e lasciai lo latino – l'ordine della intera scusa vuole ch'io mostri come a ciò mi mossi per lo naturale amore della propia loquela: che è la terza e l'ultima ragione che a ciò mi mosse. Dico che lo naturale amore principalmente muove l'amatore a tre cose: l'una si è a magnificare l'amato; l'altra è a essere geloso di quello; l'altra è a difendere lui, sì come ciascuno può vedere continuamente avenire. E queste tre cose mi fecero prendere lui, cioè lo nostro volgare, lo quale naturalmente e accidentalmente amo ed ho amato. Mossimi prima per magnificare lui. E che in ciò io lo magnifico, per questa ragione vedere si può: avegna che per molte condizioni di grandezze le cose si possano magnificare, cioè fare grandi, nulla fa tanto grande quanto la grandezza della propia bontade, la quale è madre e conservatrice dell'altre grandezze. Onde nulla grandezza puote l'uomo avere maggiore che quella della virtuosa operazione, che è sua propia bontade; per la quale le grandezze delle vere dignitadi, delli veri onori, delle vere potenze, delle vere ricchezze, delli veri amici, della vera e chiara fama e acquistate e conservate sono. E questa grandezza do io a questo amico, in quanto quello che elli di bontade avea in podere e occulto, io lo fo avere in atto e palese nella sua propia operazione, che è manifestare conceputa sentenza. Mossimi secondamente per gelosia di lui. La gelosia dell'amico fa l'uomo sollicito a lunga provedenza. Onde, pensando che lo desiderio d'intendere queste canzoni a alcuno illitterato averebbe fatto lo comento latino transmutare in volgare, e temendo che 'l volgare non fosse stato posto per alcuno che l'avesse laido fatto parere, come fece quelli che transmutò lo latino dell'Etica – ciò fue Taddeo ipocratista –, providi a ponere lui, fidandomi di me più che d'un altro. Mossimi ancora per difendere lui da molti suoi acusatori, li quali dispregiano esso e commendano li altri, massimamente quello di lingua d'oco, dicendo che è più bello e migliore quello che questo; partendo sé in ciò dalla veritade. Ché per questo comento la gran bontade del volgare di sì si vedrà; però che si vedrà la sua vertù, sì com'è per esso altissimi e novissimi concetti convenevolemente, sufficientemente e aconciamente, quasi come per esso latino, manifestare; la quale non si potea bene manifestare nelle cose rimate per le accidentali adornezze che quivi sono connesse, cioè la rima e lo tempo e lo numero regolato: sì come non si può bene manifestare la bellezza d'una donna, quando li adornamenti dell'azzimare e delle vestimenta la fanno più ammirare che essa medesima. Onde chi vuole bene giudicare d'una donna, guardi quella quando solo sua naturale bellezza si sta con lei, da tutto accidentale adornamento discompagnata: sì come sarà questo comento, nel quale si vedrà l'agevolezza delle sue sillabe, le propietadi delle sue costruzioni e le soavi orazioni che di lui si fanno; le quali chi bene aguarderà, vedrà essere piene di dolcissima e d'amabilissima bellezza. Ma però che virtuosissimo è, nella 'ntenzione mostrare lo difetto e la malizia dello accusatore, dirò, a confusione di coloro che acusano la italica loquela, perché a ciò fare si muovono; e di ciò farò al presente speziale capitolo, perché più notevole sia la loro infamia.