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Alighieri, Dante
Vita Nova

7

Apresso la battaglia delli diversi pensieri avenne che questa gentilissima venne in parte ove molte donne gentili erano adunate; alla qual parte io fui condotto per amica persona, credendosi fare a me grande piacere, in quanto mi menava là ove tante donne mostravano le loro bellezze. Onde io, quasi non sappiendo a che io fossi menato, e fidandomi nella persona la quale uno suo amico alle stremitadi della vita condotto avea, dissi a·llui: «Perché semo noi venuti a queste donne?». Allora quelli mi disse: «Per fare sì ch'elle siano degnamente servite». E lo vero è che adunate quivi erano alla compagnia d'una gentil donna che disposata era lo giorno; e però, secondo l'usanza della sopradecta cittade, convenia che le facessero compagnia nel primo sedere alla mensa, che facea nella magione del suo novello sposo. Sì che io, credendomi fare piacere di questo amico, propuosi di stare al servigio delle donne nella sua compagnia. E nel fine del mio proponimento mi parve sentire uno mirabile tremore incominciare nel mio pecto dalla sinistra parte e distendersi di subito per tutte le parti del mio corpo. Allora dico che io poggiai la mia persona simulatamente ad una pintura la quale circundava questa magione; e temendo non altri si fosse accorto del mio tremare, levai gli occhi, e mirando le donne vidi tra·lloro la gentilissima Beatrice. Allora fuoro sì distructi li miei spiriti per la forza che Amore prese veggendosi in tanta propinquitade alla gentilissima donna, che non ne rimasero in vita più che li spiriti del viso; e ancora questi rimasero fuori delli loro strumenti, però che Amore volea stare nel loro nobilissimo luogo per vedere la mirabile donna. E avegna che io fossi altro che prima, molto mi dolea di questi spiritelli, che si lamentavano forte e diceano: «Se questi non ci infolgorasse così fuori del nostro luogo, noi potremmo stare a vedere la maraviglia di questa donna così come stanno gli altri nostri pari». Io dico che molte di queste donne, accorgendosi della mia transfiguratione, si cominciaro a maravigliare, e ragionando si gabbavano di me con questa gentilissima. Onde lo ingannato amico di buona fede mi prese per la mano, e traendomi fuori della veduta di queste donne mi domandò che io avesse. Allora io riposato alquanto, e resurressiti li morti spiriti miei e li discacciati rivenuti alle loro possessioni, dissi a questo mio amico queste parole: «Io tenni li piedi in quella parte della vita di là dalla quale non si puote ire più per intendimento di ritornare». E partitomi da·llui, mi ritornai nella camera delle lagrime, nella quale piangendo e vergognandomi fra me stesso dicea: «Se questa donna sapesse la mia conditione, io non credo che così gabbasse la mia persona, anzi credo che molta pietà le ne verrebbe». E in questo pianto stando propuosi di dire parole, nelle quali parlando a·llei significassi la cagione del mio trasfiguramento, e dicessi che io so bene ch'ella non è saputa, e che se fosse saputa, io credo che pietà ne giugnerebbe altrui; e propuosile di dire disiderando che venissero per aventura nella sua audienza. E allora dissi questo sonnet, lo quale comincia Con l'altre.

Con l'altre donne mia vista gabbate,
e non pensate, _ donna, onde si mova
ch'io vi rasembri sì figura nova
quando riguardo la vostra biltate.
Se lo saveste, non poria Pietate
tener più contra me l'usata prova,
ché Amor, quando sì presso a voi mi trova,
prende baldanza e tanta sicurtate,
che fere tra ' miei spiriti paurosi,
e quale ancide e qual pinge di fore,
sì che solo rimane a veder voi:
onde io mi cangio in figura d'altrui,
ma non sì ch'io non senta bene allore
li guai delli scacciati tormentosi.

Questo sonnet non divido in parti, però che la divisione non si fa se non per aprire la sententia della cosa divisa; onde con ciò sia cosa che per la sua ragionata cagione assai sia manifesto, non à mestiere di divisione. Vero è che tra le parole ove si manifesta la cagione di questo sonnet si scrivono dubbiose parole, cioè quando dico che Amore uccide tutti li miei spiriti, e li visivi rimangono in vita salvo che fuori delli strumenti loro. E questo dubbio è impossibile a solvere a chi non fosse in simile grado fedele d'Amore; e a coloro che vi sono è manifesto ciò che solverebbe le dubitose parole. E però non è bene a me di dichiarare cotale dubitatione, acciò che lo mio parlare dichiarando sarebbe indarno overo di soperchio.