Poi per alquanto tempo, con ciò fosse cosa che io fosse in parte nella quale mi ricordava del passato tempo, molto stava pensoso; e con dolorosi pensamenti tanto, che mi faceano parere di fuori una vista di terribile sbigottimento. Onde io, accorgendomi del mio travagliare, levai gli occhi per vedere se altri mi vedesse. Allora vidi una gentil donna giovane e bella molto, la quale da una finestra mi riguardava sì pietosamente quanto alla vista, che tutta la pietà parea in lei accolta. Onde con ciò sia cosa che quando li miseri veggiono di loro compassione altrui più tosto si muovono a lagrimare, quasi come di sé stessi avendo pietade, io senti' allora cominciare li miei occhi a volere piangere; e però, temendo di non mostrare la mia vile vita, mi parti' d'inanzi dagli occhi di questa gentile. E dicea poi fra me medesimo: «E' non può essere che con quella pietosa donna non sia nobilissimo amore». E però propuosi di dire uno sonnet nel quale io parlassi a·llei, e conchiudesse in esso tutto ciò che narrato è in questa ragione. E però che per questa ragione è assai manifesto, no·llo dividerò. E comincia Videro gli occhi miei.
Videro gli occhi miei quanta pietateera apparita en la vostra figura,
quando guardaste gli acti e la statura
ch'io faccio per dolor molte fïate.
Allor m'accorsi che voi pensavate
la qualità della mia vita obscura,
sì che mi giunse nello cor paura
di dimostrar con gli occhi mia viltate.
E tolsimi d'inanzi a voi, sentendo
che si movean le lagrime dal core,
ch'era sommosso dalla vostra vista.
Io dicea poscia nell'anima trista:
«Ben è con quella donna quello Amore
lo qual mi face andar così piangendo».