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Alighieri, Dante
Convivio

X

Poi che poste sono l'altrui oppinioni di nobilitade, e mostrato è quelle riprovare a me esser licito, verrò a quella parte ragionare che ciò ripruova; che comincia, sì come detto è di sopra: Chi diffinisce: Omo è legno animato. E però è da sapere che l'oppinione dello Imperadore – avegna che «con difetto» quella ponga – nell'una particola, cioè là dove disse «belli costumi», toccò delli costumi di nobilitade, e però in quella parte riprovare non s'intende. L'altra particola, che di natura di nobilitade è del tutto diversa, s'intende riprovare; la quale due cose pare dicere quando dice «antica ricchezza», cioè tempo e divizie, le quali a nobilitade sono del tutto diverse, come detto è e come di sotto si mostrerà. E però riprovando si fanno due parti: prima si pruovano le divizie, e poi si ripruova, lo tempo essere cagione di nobilitade. La seconda parte comincia: Né voglion che vil uom gentil divegna. E da sapere è che, riprovate le divizie, è riprovata non solamente l'oppinione dello Imperadore in quella parte che le divizie tocca, ma eziandio quella del vulgo interamente, che solo nelle divizie si fondava. La prima parte in due si divide: ché nella prima generalmente si dice lo 'mperadore essere stato erroneo nella diffinizione di nobilitade; secondamente si mostra ragione perché. E comincia questa seconda parte: ché le divizie, sì come si crede. Dico adunque: Chi diffinisce: Omo è legno animato, che prima dice non vero, cioè falso, in quanto dice legno; e poi «parla non intero», cioè con difetto, in quanto dice animato, non dicendo razionale, che è differenza per la quale l'uomo dalla bestia si parte. Poi dico che per questo modo fu erroneo in diffinire quelli che «tenne impero»: non dicendo imperadore ma quelli che tenne imperio, a mostrare, come detto è di sopra, questa cosa diterminare essere fuori d'imperiale officio. Poi dico similemente lui errare, che puose della nobilitade falso subietto, cioè antica ricchezza, e poi procedette a defettiva forma o vero differenza, cioè belli costumi, che non comprendono ogni formalitade di nobilitade, ma molto picciola parte, sì come di sotto si mostrerà. E non è da lasciare, tutto che 'l testo si taccia, che messere lo Imperadore in questa parte non errò pur nelle parti della diffinizione, ma eziandio nel modo del diffinire, avegna che, secondo la fama che di lui grida, elli fosse loico e cherico grande: acciò che la diffinizione della nobilitade più degnamente si faccia dalli effetti che da' principii, con ciò sia cosa che essa paia avere ragione di principio, che non si può notificare per cose prime, ma per posteriori. Poi quando dico: ché le divizie, sì come si crede, mostro come elle non possono procurare nobilitade, perché sono vili; e mostro quelle non poterla tòrre, perché sono disgiunte molto da nobilitade. E pruovo quelle essere vili per uno loro massimo e manifestissimo difetto; e questo fo quando dico: «Che siano vili appare». Ultimamente conchiudo, per virtù di quello che detto è di sopra, l'animo diritto non mutarsi per loro transmutazione: ch'è pruova di quello che detto è di sopra, quelle essere da nobilitade disgiunte, per non seguire lo effetto della congiunzione. Ove è da sapere che, sì come vuole lo Filosofo, tutte le cose che fanno alcuna cosa, conviene essere prima quelle perfettamente in quello essere: onde dice nel settimo della Metafisica: «Quando una cosa si genera da un'altra, generasi di quella essendo in quello essere». Ancora è da sapere che ogni cosa che si corrompe, sì si corrompe precedente alcuna alterazione, e ogni cosa che è alterata conviene essere congiunta coll'alterante, sì come vuole lo Filosofo nel settimo della Fisica e nel primo Di Generazione. Queste cose proposte, così procedo, e dico che le divizie, come altri credea, non possono dare nobilitade; e a mostrare maggiore diversitade avere con quella, dico che non la possono tòrre a chi l'hae. Dare non la possono, con ciò sia cosa che naturalmente siano vili, e per la viltade siano contrarie alla nobilitade. E qui s'intende viltade per degenerazione, la quale alla nobilitade s'oppone; con ciò sia cosa che l'uno contrario non sia fattore dell'altro né possa essere, per la prenarrata cagione, la quale brievemente s'aggiunge allo testo, dicendo: poi chi pinge figura, se non può esser lei, non la può porre. Onde nullo dipintore potrebbe porre alcuna figura, se intenzionalmente non si facesse prima tale quale la figura essere dee. Ancora: tòrre non la possono, però che da lungi sono di nobilitade, e per la ragione prenarrata, che ciò che àltera o corrompe alcuna cosa, convegna essere congiunto con quella. E però soggiunge: né la diritta torre fa piegar rivo che da lungi corre: che non vuole altro dire se non rispondere a ciò che detto è dinanzi, che le divizie non possono tòrre nobilitade, dicendo quasi quella, cioè nobilitade, essere torre diritta, e le divizie fiume da lungi corrente.