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Latini, Brunetto
La rettorica

Argomento 56. Della preghiera.

TULLIO

Preghiera è quando l'accusato confessa ch'elli àe commesso quel peccato e confessa che ll'àe fatto pensatamente, ma sì domanda che lli sia perdonato, la qual cosa molte rade fiate puote advenire.


SPONITORE

Tullio dimostra in questa picciola parte del testo che cosa è appellata preghiera in questa arte. Et dice che allotta è questione di preghiera quando l'accusato confessa e dice che fece quel peccato che gli è aposto e ricognosce che ll'à fatto pensatamente, ma tutta volta domanda perdono. Onde nota che questa preghiera puote essere in due maniere, o aperta o ascosa. Verbigrazia: In questo modo è la preghiera aperta: Dice l'accusato: «Io confesso bene ch'io feci questo fatto, ma pregovi per amore e per reverenza di Dio che voi mi perdoniate». La preghiera ascosa è in questo modo: «Io confesso ch'io feci questo fatto e non domando che voi mi perdoniate; ma se voi ripensaste quanto bene e come grande onore i' òe fatto al comune, ben sarebbe degna cosa che mi fosse perdonato». Ma ssì dice Tullio che queste preghiere possono advenire rade volte, spezialmente davante a' giudici che sono giurati a lege sie che non anno podere di perdonare. Ben puote alcuna fiata lo 'mperadore e 'l sanato avere provedenza in perdonare gravi misfatti, sì come poteano li anziani del popolo di Firenzech'aveano podere di gravare e di disgravare secondo lo loro parimento. Et poi che Tullio àe detto della prima parte della constituzione assuntiva, cioè della concessione e che cosa è concedere, et à delle due maniere di concedere detto, cioè di purgazione e di preghiera, sì dicerà della seconda parte, cioè rimuovere lo peccato.