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Guittone d'Arezzo
Rime

CXXXVIII

Morrà se non è perdonato.

Ben mi morraggio, s'eo non ho perdono
dall'avvinente, a cui ho tanto offiso,
che non mi vale ditto reo, né bono
in guisa alcuna, che per lei sia intiso.
Quando la veggio paremi uno trono,
un foco ardente che mi fiere al viso;
allora guardo intorno, se veruno
vede la pena mia che m'ha conquiso.
Onde vi prego e chiamovi mercede
che m'perdonate, s'eo aggio fallato,
ché 'l mendar voglio con opra e con fede.
E non sguardar secondo il meo peccato,
ché Cristo al peccatore ave mercede,
solo che mende quello ch'è incolpato.
Sonetti ascetici e morali di frate Guittone d'Arezzo