TULLIO
Controversia del nome è quando lo fatto è conceduto, ma è questione di quello ch'è fatto in che nome sia appellato; et in questo conviene che sia controversia del nome, perciò che non s'accordano della cosa; non che del fatto non sia bene certo, ma che quello ch'è fatto non pare all'uno quello ch'all'altro, e perciò l'uno l'appella d'un nome e l'altro d'un altro. Per la qual cosa in questa maniera la cosa dee essere diffinita per parole e brevemente discritta, come se alcuno à tolta una cosa sacrata d'uno luogo privato, se dee essere giudicato furo o sacrilego, ché certo in essa questione conviene difinire l'uno e l'altro, che sia furo e che sacrilego, e mostrare per sua discrezione che lla cosa conviene avere altro nome che quello che dicono li aversarii.
SPONITORE
In questa parte dice Tulio della controversia del nome; e perciò che di questo è molto detto davanti, sì sine trapassa lo sponitore brevemente, dicendo solamente la tema del testo, sopra 'l quale il caso è cotale: Roberto accusa Gualtieri ch'elli àe malamente tolta una cosa sacrata, sì come uno calice o altra simile cosa la quale sia diputata a' divini mistieri, e dice che lla tolse d'uno luogo privato, cioè d'una casa o d'altro luogo non sacrato. Viene l'accusato e confessa il fatto. Dice l'accusatore: «Tu ài fatto sacrilegio». Dice l'accusato: «Non ò fatto sacrilegio, ma furto». Et così sono in concordia del fatto, ma non della cosa, cioè della proprietade per la quale si possa sapere che nome abbia questo fatto, perciò ch'all'accusatore pare una, ché dice ch'è sacrilegio, et all'accusato pare un'altra, ché dice ch'è furto. Onde in questa maniera di controversia si conviene che 'l parliere che dice sopra questa materia diffinisca e faccia conto in brevi parole che cosa è sacrilegio e che è furto; e così dee mostrare come questo fatto non à quel nome che dice l'aversario. Et è detto della controversia del nome; omai dicerà Tulio di quella del genere, in questo modo: